MUCCA
PAZZA:
Il morbo di
Creutzfeld - Jakob versione umana di quello della mucca pazza, nasconde ancora
moltissime incognite: ma la scoperta dell'origine di questa malattia e' oggi più'
vicina grazie alla decodificazione, annunciata da alcuni scienziati svizzeri,
della struttura tridimensionale della proteinaprione.I prioni sono agenti di
natura proteica presenti naturalmente nel cervello: secondo gli studiosi,
possono pero' diventare patogeni e sono responsabili di alcune patologie
degenerative del sistema nervoso in alcuni animali (come ad esempio la ''mucca
pazza'' dei bovini) e nell'uomo della malattia di Creutzfeld-Jakob. Queste
malattie provocano la degenerazione dei tessuti cerebrali e conducono senza
scampo alla morte.Il lavoro, che ha sostenuto la ricerca, costituisce la base
per ricerche future sulla struttura e sul funzionamento dei prioni umani.Il
morbo di C-J e' conosciuto da diversi anni, e normalmente colpiva persone
anziane. Negli ultimi anni, in coincidenza dell'apparire del morbo della mucca
pazza, si sono manifestati alcuni casi del morbo anche in persone giovani. I
nuovi studi si incentrano invece sulla parte di proteina che si presenta in modo
differente negli uomini e negli animali: gli esperti sono convinti che queste
aree possano essere legate alla trasformazione dei prioni in agenti patogeni e
che possano essere utili per spiegare il morbo di Creutzfelb-Jakob.
Dall’inizio
dell’anno i bovini di età
superiore ai 20 mesi sono stati sottoposti alle analisi per la Bse (encefalopatia
spongiforme bovina) prima che la loro carne fosse finita nel circuito
distributivo.
In
ogni caso i test sulla Bse non sembrano la soluzione finale per scongiurare il
pericolo.
In Francia,
anche con problemi ben più gravi
dei nostri, il governo è stato più
rapido ed efficace. La difficoltà è trovare
i magazzini per un prodotto così atipico. I problemi sono enormi
anche perchè le farine hanno un grande contenuto di grassi e i sacchi
non possono essere accatastati, altrimenti si rischia l' autocombustione. Le
farine, poi, sono deperibili e tendono a fermentare, diventando maleodoranti. E
i problemi non finiscono qui: il bando sulle farine toglie dal mercato un
integratore proteico necessario per l'alimentazione animale e che va sostituito.
Nell'immediato l'unica soluzione è utilizzare farine di soia, che contengono il
50% di proteine. Ma questo ci consegna a tre paesi produttori: Usa, Argentina e
Brasile. Da quando si è pensato di
proibire le farine animali però, la quotazione della soia è salita: in Europa
si consumano circa trenta milioni di tonnellate l'anno di soia e se ne producono
1,8 milioni. L'Italia da sola ne produce 1,4 milioni che a malapena assicurano
il 20% del fabbisogno interno. La sgradita sorpresa è che la soia importata
dagli Usa è per il 70% transgenica, quella argentina lo è al 90% e quella
brasiliana al 50%. La fobia italiana dei cibi transgenici ha risvolti
paradossali: siamo caduti dalla padella nella brace. Dobbiamo quindi
incrementare la produzione nazionale di erba medica, visto che quella di soia in
Europa è contingentata. L'erba medica ha il 20% di proteine, ma costa meno.
L'esperienza della mucca pazza insegna quindi che sull'argomento non è permessa
alcuna improvvisazione, mentre le ultime settimane dimostrano che si è fatto
l'esatto contrario.